Indice dei contenuti
Nella vita il distacco fa sempre paura. Ho avuto mille vite e mille di questi distacchi, prima e soprattutto da me stessa, e, probabilmente, tanti altri ce ne saranno. Anche nella libera professione occorre lasciar andare, sia come crescita personale che professionale.
Mi rendo conto che appare talvolta impensabile, eppure tutte prima o poi ci ritroviamo a farci i conti. Attenzione, lasciar andare non significa mollare, vuol dire invece progredire proprio attraverso il cambiamento.
Differenza tra il lasciar andare e il rinunciare
Chi di noi non ha mai rinunciato a qualcosa? Se mi segui anche su Instagram @lacoach_olistica sai che la mia vita è stata costellata di rinunce e cadute. Ma vorrei che capissi che c’è una differenza tra il rinunciare e il lasciar andare qualcosa.
Sì, lo so, starai pensando “ma è la stessa cosa”! Ecco, non proprio.
La trappola del rinunciare
Il rinunciare è più una trappola: qualcosa che ti risucchia o ti avvilisce talmente tanto che non vuoi affrontare. O forse non ne hai i mezzi, o magari voglia. Ma il punto non è questo, è che rinunciare viene vissuto come una sconfitta.
Hai rinunciato ad un lavoro o ad un cliente? Hai rinunciato a formarti per paura di non farcela o di non raggiungere i tuoi obiettivi? Forse hai già rinunciato anche a te stessa così tante volte che ormai non ti viene più nemmeno il dubbio.
Tutto quello che ruota attorno alla rinuncia è talmente forte che è estremamente difficile da gestire (non a caso, come sempre, ti ricordo che la terapia psicologica ti aiuta anche in questo. A me, ad esempio, aiuta ancora oggi a riflettere ed elaborare proprio questi concetti).
Insomma, è più che normale e legittimo, vivere la rinuncia come qualcosa che contenga e porti negatività nella nostra vita.
Il lasciar andare
Poi però, sorprendentemente, ci sono rinunce che diventano talmente impellenti e necessarie nelle nostre vite che, paradossalmente, finiscono col diventare il famoso lasciar andare.
Lasciar andare, quindi, diventa non solo necessario, ma anche determinante, determinante di cambiamento ed evoluzione.
Il cambiamento e la voglia di accettarlo
Il cambiamento, o chiamala evoluzione o in tanti casi anche rinascita (e se stai attuando la tua corri a scoprire come posso supportarti con i miei percorsi di coaching e mentoring personalizzati).
Kurt Lewin sosteneva che il cambiamento è anche alla base della conoscenza e che, quindi, per conoscere davvero qualcosa, occorre destarsi dal torpore quotidiano e agire, cambiando ragionamenti ma anche azioni.
Insomma, per cambiare qualcosa che non funziona, o che semplicemente non ti piace o ancora, che non ti fa stare bene, oltre a cambiare la tua visione strategica, devi esser pronta a lasciar andare.
Un lasciar andare che è più un progredire che un rinunciare. Sì, questo che appare come un paradosso in realtà segna un punto focale di svolta: se non fa per te lasciar andare è la cosa migliore.
Vale nel lavoro, nella libera professione, ma anche nelle tue relazioni personali. E non è un caso se parlo di “voglia” di accettarlo e non forza. Perché la forza, ovviamente è necessaria e fondamentale, ma se non hai “voglia” intesa come la spinta forte e intensa che viene da dentro, allora non riuscirai nel tuo intento.
La frustrazione
La frustrazione è una sviolinata che potrebbe far parte del gioco, magari solo per un po’, o magari sarà un’assidua compagna di viaggio, questo non puoi escluderlo. Ma puoi gestire i tuoi fallimento e auto-sabotaggi ( sì, lo so, lo fai anche tu), passo dopo passo. Del resto, come diceva Fabrizio De André:
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Quindi pensaci, perché ne vale la pena.
La zavorra
Ogni cambiamento implica dei passaggi, spesso tortuosi o inaspettati. Dove pensi di poter andare se non ti liberi delle tue zavorre (alcune le puoi gestire attraverso la metagenealogia)?
Occorre impegno, grande voglia e coraggio, e onestà in primis verso se stesse.
La crescita personale è anche nel lasciar andare
La crescita personale è anche nel lasciar andare. Quando capisci che è arrivato il momento, è solo perché hai seguito un tuo percorso interiore, un viaggio onesto che ti ha permesso di analizzare parti di te per troppo tempo assopite. Ma ora sei pronta, ci sei davvero (scopri Accademia Orme di Luna per diventare coach al femminile e portare la tua forza e luminosità per sorreggere il cammino di altre donne e professioniste), quindi non frenare la tua corsa, continua sempre a pedalare.
Nessuno di noi smetterà mai di evolversi, quindi meglio darsi da fare sempre che attendere il non si sa nemmeno bene cosa.
Come lasciar andare nel lavoro?
Un momento a parte, di questa riflessione, vorrei lasciarlo proprio al lasciar andare nell’ambito professionale e lavorativo. Quando inizi a muovere i primi passi nella libera professione (ne abbiamo parlato tanto anche a proposito di darsi valore) non ti rendi nemmeno conto del viaggio che stai intraprendendo.
E se da una parte è bellissimo, dall’altra può fare paura. La consapevolezza stessa di voler o dover lasciar andare qualcosa fa paura. Perché? Semplicemente perché ha a che fare con l’uscire dalla propria zona di comfort, come ci spiega Federica Ometti, ma anche con il rimescolare le carte, l’impostore, e tante altre cose che ci portiamo dietro.
Ad ogni modo prova a:
- capire esattamente di cosa hai bisogno per la tua attività ( sia a livello pratico/operativo, che emotivo);
- devi pensare sempre rispetto ai tuoi obiettivi;
- ai tuoi bisogni emotivi e pratici;
- ma anche rispetto al tuo piano di investimento economico o di tempo.
Solo così, avendo tutto davanti agli occhi, capirai cosa è necessario trattenere e cosa lasciar andare nella tua attività.
Lasciar andare collaborazioni o clienti
Una parte che mette sempre a dura prova riguarda i rapporti personali che si instaurano, e che paradossalmente, alcune volte diventano ostacoli nel momento in cui tocca, per qualsiasi motivo, cambiare le carte in tavola (magari non hai più budget; magari quella cliente non rispecchia più i tuoi valori).
Benché sia difficile, considera le cose dal punto di vista opposto:
- più porterai avanti le situazioni anche se in realtà sai che dovresti interrompere, più avrai problemi;
- non vivrai serenamente né i rapporti, né il lavoro stesso (diventerà tutto fonte di stress o dubbi).
So davvero cosa significhi condividere tempo o passioni con qualcuno, e capisco che ti pesi lasciar andare e cambiare il vostro rapporto professionale. Ma pensa anche che:
- le persone che tengono davvero a te capiranno;
- capirà anche chi ha con te solo un rapporto professionale se è una professionista;
- è solo un cambiamento, non necessariamente un addio ( se siete entrambi a volerlo).
Dove finisce il confine tra i tuoi rapporti personali e quelli professionali lo decidi tu ovviamente, quello che ti sto dicendo è che fa parte del gioco e della crescita lavorativa.
Il male non è lasciar andare: è trattenere!
Il male maggiore non è affatto il lasciar andare, quanto piuttosto frenarsi e non agire, costringersi e non provare, sedersi e non cambiare. Se hai deciso di “fare” ma non sai come impostare la tua strada contattami, parliamone!