Mi sono chiesta se fossi figlia di una religione, la mia risposta è stata no.
Ho avuto ben altri problemi nella mia vita, ma devo ammettere che avere genitori musulmani non mi ha mai portata ad avere chiusure, bensì arrivavano dal prossimo.
Il mio nome è Khadija e mi rendo sempre più conto di quanto alcune persone intorno a me facciano finta di non sapere che il mio è un nome arabo.
Sapete ho nascosto chi fossi per moltissimo tempo, non per vergogna, ma per stanchezza.
Ricordo un’adolescenza difficile anche sotto questo aspetto, venivo presa in giro e derisa per il mio nome, per la cultura da dove provenivo, diventata “grande” diventai Katia.
I nostri nomi non sono importanti, lo è ciò che siamo, eppure qualcosa mi mancava.
Io mi nascondevo da me stessa, sia perché inconsciamente avevo paura di venire trovata da chi mi aveva fatto del male, sia perché era tutto più semplice.
Io non dovevo spiegare chi fossi.
Mia madre è musulmana, non è mai stata una donna rigida per quanto riguarda la religione, siamo state cresciute come bambine normalissime da questo punto di vista, voleva integrarsi, festeggiavamo il Natale e la Pasqua, non siamo state battezzate semplicemente perché lei voleva che da grandi scegliessimo la nostra strada.
Da circa tre anni ho fatto “pace” con il mio nome che non ha neanche scelto mia madre, ma il mio papà che è siciliano doc.
Quando si diventa grandi si spera che nulla potrà farti tornare brutti ricordi legati al tuo nome, fin quando un anno fa in un centro spirituale alla spiegazione del perché mi chiamassi Khadija dall’altra parte una donna mi guardò e mi chiese se fossi dell’Isis.
Il grosso problema di tutto ciò che ci sta accadendo è che un gruppo di fanatici venga associato a chiunque abbia del sangue arabo.
Io non sono musulmana, sono una donna che ha fatto le sue scelte e che crede che le religioni abbiano dato la possibilità a dei pazzi di uccidere in nome di un qualcosa a cui neanche credono.
Ho pianto in questi giorni alla ricerca della mia armonia, ho pianto per le persone morte a Parigi, in Kenya,in Libia, in Siria, ho pianto per chi non c’è più in ogni parte del mondo.
Ho cercato il silenzio, ma il sangue mi ribolliva nel leggere post che ineggiavano alla violenza ed era sbagliato anche sentirmi così.
Ho pensato a mia nonna che di anni ormai ne ha 80, una donna forte e che ha portato avanti grandissima parte della sua vita vedova, che è stata e che è una donna matriarcale, una donna che quando qualcuno diceva che io ero la nipote italiana lei diceva orgogliosa che io ero di sangue arabo.
Io non mi vergogno di ciò che sono perchè grazie a lei nelle mie vene prima di tutto scorre l’amore.
Questo è ciò che mi ha dato essere una donna dal sangue metà arabo, grazie a lei ho conosciuto la luce e la forza ed ho compreso la parola “Casa”, ma non per la sua religione, semplicemente per il suo cuore.
Le persone non sono la loro religione.
Le persone sono il loro cuore.
Le persone sono la loro anima.
La violenza non porterà mai la pace, la violenza porterà solo altra violenza.
Shanti
Khadija